Ultima tappa barocca di questa passeggiata che da Ragusa ha condotto fino a Ibla. Si lascia il Duomo alle spalle e si scende lungo il Corso XXV Aprile costeggiando pregevoli esempi di architettura pre e post sisma del 1693: il Palazzo Arezzo di Trifiletti, il Circolo di Conversazione e il Palazzo Arezzo di Donnafugata con il suo Teatro omonimo. Nella suggestiva Piazza Pola – un tempo Piazza Maggiore – si possono ammirare la Chiesa di San Giuseppe e gli adiacenti Monastero di San Benedetto e Museo benedettino ‘Obsculta’ le cui storie risultano complementari (obsculta dalla regola di San Benedetto “Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro e apri dolcemente il tuo cuore”). Il prospetto della chiesa, caratterizzato dalla facciata convessa, è diviso in tre ordini. Il primo include il portale con arco semicircolare, cinto ai lati da quattro colonne e due semipilastri in stile corinzio, e ospita le statue – opera dello scultore ragusano Muccio – di Santa Gertrude, Sant’Agostino, San Gregorio e Santa Scolastica. Nel secondo ordine, simile al primo per quanto concerne la disposizione delle colonne, appare una grande finestra centrale con arco semicircolare sormontato da sculture e, agli angoli del prospetto, le statue di San Mauro e San Benedetto. Il terzo ordine comprende tre piccole celle campanarie balconate con ringhiere a petto d’oca e finemente decorate; quella centrale, la più grande, si contraddistingue per un San Giuseppe del 1857. Ancora oggi, ad ogni ora, cinque rintocchi come i cinque continenti per ricordare che le persone di tutto il mondo sono nelle preghiere delle benedettine. Internamente presenta una pianta ellittica – agevole per le monache che da ogni punto potevano assistere ai riti senza farsi vedere. Da notare i cinque altari rivestiti in vetro policromo rievocante l’effetto del marmo, realizzati da Carmelo Cultraro junior, che custodiscono preziose tele come: La Gloria di San Giuseppe con San Benedetto, impresso sulla volta da Sebastiano Lo Monaco (1793); Lo Spirito Santo del cappellone e la Sacra Famiglia con le ciliegie dell’altare maggiore, opere del ragusano Matteo Battaglia. Il pavimento è in pietra pece, calcare tenero e maioliche di Caltagirone, simbolo di come sorelle del convento abbiano saputo unire lo spirito alla bellezza.